Il monumento è tetro. Nonostante sia ben illuminato, trasmette una sensazione angosciosa, però i gradini non sono sporchi, c’ è poca gente nei paraggi ed il vino è ancora fresco.
Stappiamo la seconda bottiglia.
- Questo è un Pinot di Pinot. - annuncia, trionfante, Federico.
- Ottimo. - replico dopo una lunga sorsata. Passo la bottiglia a Marina.
L’ alcool accelera l ’euforia che mi attraversa le vene; sembriamo usciti da un racconto di Bukowski; lancio un’occhiata ad Antonella: pelliccetta bianca, gonnellina nera, tacchi a spillo... fa niente, lei neanche sa chi sia, C.B.; in compenso mi strappa la bottiglia di mano e tracanna un lungo sorso.
Marina la guarda preoccupata:
- Ti ricordi, vero, di essere astemia? -
- Per stasera farò un’eccezione! - tutta contenta, le gote già arrossate.
- Dobbiamo festeggiare la tua prossima assunzione! - sorridendomi.
- Ma quale assunzione, Antone’! -
Marina insiste:
- Ripensa a quelle rare volte che hai bevuto. -
Federico, al contrario, la incoraggia:
- Dai, che questo l ’ho trafugato dalla cantina di mio padre! - Probabilmente spera di allentarne le “difese”.
Lancio un’occhiata complice a Marina, che mi restituisce un sorriso malizioso.
Antonella comincia a ridacchiare; è difficile rintracciare il senso di quello che dice, perso tra le bollicine del “Pinot”.
La tentazione è veramente forte; mentre Federico prova affettuosi “approcci”, Marina ed io la incalziamo:
- Perché non ci racconti di quella volta che ti sei giocata a carte un ragazzo? -
Il sorriso di Federico è attraversato da una sottile tensione.
Antonella lancia un ‘ occhiata di traverso:
- Marina, glielo hai raccontato tu, vero? - fingendo di rimproverarla.
- Perché, invece, non gli hai detto dell’Olandese? -
- Di chi? - Sardonica, Marina chiede conferma.
- Ma si, non ti ricordi? Come si chiamava... Peter ... Soren...boh... comunque era bellissimo. - e giù un altro sorso. - ... si, stupendo. -
Il sorriso di Federico si fa sempre più “stretto”.
- Ma dai, raccontaci di quel tipo che ti sei giocata a carte! - la incito di nuovo.
- No, non è interessante. L’Olandese, piuttosto; ti ricordi Mari’: bello come il sole e anche colto; gli piaceva la musica classica. -
M’illumino! Marina mi ha già raccontato l’episodio: non me lo perderei per nulla al mondo:
- Ah, gli piaceva la musica classica, eh, e allora? -
Lei comincia a sghignazzare. Marina, infida e spietata, tace e aspetta.
- ...e così ci siamo ritrovati a parlare di musica; io non ci capisco molto, di musica classica, poi; però non potevo sfigurare: quando lui mi chiesto quali autori preferissi ho avuto un attimo di panico, poi mi sono ripresa, gli ho sfoderato un bel sorriso e: “Dunque, Beethoven, Mozart, e...Schopenhauer.” - e comincia a ridere a crepapelle.
Marina mi guarda, soddisfatta; io sono piegato sui gradini a tenermi la pancia; Federico ha una risatina di circostanza.
Antonella continua:
- Ed ero convinta, eh. Poi siamo tornate a casa, ci siamo messe a letto;
dopo un attimo riaccendo la luce sul comodino:
“A Mari’, ma chi era Schopenhauer?” -




